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Astrologia aventuriana

Astrologia aventuriana

Il cielo stellato di Aventuria.

L’osservazione della volta celeste sopra Aventuria è un’attività comune a tutte le culture del continente fantastico, le quali ritrovano nella disposizione delle stelle e nei loro movimenti uno specchio del variegato mondo divino.

Approfittiamo della chiamata alle armi del Vecchio Carnevale Blogghereccio di maggio/giugno per dare una breve panoramica del cielo stellato di Aventuria.

Gli astri sopra alla terza sfera

Il modello cosmologico più diffuso di Aventuria è il cosiddetto “modello a cipolla di Rohal”, che suddivide la creazione e tutto ciò che è riconducibile alla lotta primigenia tra Los e Sumu in una serie di sfere concentriche.

Ogni sfera rappresenta uno spazio isolato, separato dalla sfera immediatamente superiore e quella inferiore dal limbo, un non-spazio, grigio ed ostile alla vita, noto anche come etere o piano astrale. Il limbo, nonostante la sua natura di barriera, è permeabile e in alcuni rari casi può essere sfruttato come canale di passaggio da una sfera all’altra, sebbene questi viaggi siano sempre connessi a grande pericolo.

Una rappresentazione delle sfere di Dere, dall’Almanacco di Aventuria (di Steffen Brand).
Una rappresentazione delle sfere di Dere, dall’Almanacco di Aventuria (di Steffen Brand).

Le sfere sono sette in totale:

  1. La Prima sfera, il cuore del mondo, che contiene i princìpi cardinali della creazione. Questa sfera, nel culto dei Dodici, contiene il Mistero di Kha, la legge fondativa del mondo. Non può essere raggiunta in alcun modo.
  2. La Seconda sfera, il cosiddetto corpo di Sumu, dove sono radicati i sei elementi naturali (fuoco, acqua, ghiaccio, humus, aria e minerale). Da questa sfera, a volte descritta come “Dere e fondamento”, hanno origine le varie leggi fondamentali del mondo, come la presa di Sumu, ossia la forza di gravità, che tira tutti gli oggetti verso il basso.
  3. La Terza sfera, ossia l’aldiquà, dove si svolgono le vite mortali degli eroi di Aventuria. Essendo costituita prevalentemente dai sei elementi naturali, questa sfera è strettamente legata a quella appena inferiore. Gli elementi penetrano nell’aldiquà dalla Seconda sfera, in alcuni punti noti come le cittadelle elementali, luoghi leggendari e perlopiù irraggiungibili dove si concentra il potere di uno specifico elemento.
  4. La Quarta sfera si raggiunge passando oltre il Mar Vacuo ed è la sfera dei morti. Gli spiriti dei defunti, che non sono destinati ad uno dei paradisi dei Dodici, viaggiano invece in uno dei regni dei morti di questa sfera. Il più noto di questi sono le Sale di Boron, ma vi si trova anche l’Eterna Giungla di Kamaluq e la Steppa Rossa di Tairach.
  5. Andando oltre, si giunge nella Quinta sfera, la cittadella divina Alveran, abitata dai Dodici dèi, ed i loro rispettivi paradisi.
  6. La Sesta sfera, anche nota come Muro del Firmamento, è una barriera che difende il mondo dall’essenza caotica dell’ultima sfera e che impedisce il passaggio dei demoni. Questo muro impenetrabile è squarciato dalla Grande Breccia, dove è incatenato per l’eternità il Senza Nome come punizione per aver voluto conquistare il mondo servendosi dell’aiuto delle schiere demoniache.
  7. La Settima sfera o sfera degli Inferi racchiude tutto ciò che si trova oltre le sei sfere dell’ordine. A quanto si dice, la sfera è suddivisa in sedici domini demoniaci e si estende infinitamente in tutte le direzioni, in maniera caotica. Le anime dei defunti che si spingono fin qui, vanno a finire nella tremenda Mola delle Anime, dove vengono tramutati in demoni.

Nonostante la natura caotica della Settima sfera, c’è chi specula sull’esistenza di un Demone Sultano, un Principe dell’Oscurità che regna sulla Settima sfera e che sovrasta i dodici arcidemoni. Alcuni ritengono che si tratti soltanto di una teoria umana, una congettura che serve a dare ordine al dominio caotico dei demoni, altri invece sostengono che il Sultano coincida in realtà con il Senza Nome. Altri ancora ritengono che sia Blakharaz, l’arcidemone opposto a Praios, chi detiene il comando della Settima sfera.

La sferologia aventuriana è un campo fertile per un gran numero di ipotesi variegate e nessuno studioso può affermare con assoluta certezza di conoscere la verità. Quel che è certo però è che le stelle, gli astri erranti, i semidei e anche luna e sole—che hanno un’influenza sulle faccende della Terza sfera, seppur debole—si trovano sul lato più esterno della Sesta sfera.

Il Tomo di Niobara

Gli abitanti della Terza sfera possono osservare gli elementi della volta celeste, in particolare di notte, e apprezzare così la natura sferica del mondo. Le costellazioni e gli astri erranti, che sembrano incastonati sul Muro del Firmamento, infatti ruotano attorno ad un punto centrale, rappresentato dalla Stella del Nord, e scandiscono in questo modo l’avanzamento dell’anno aventuriano.

Niobara da Anchopal fu una delle più grandi astronome di tutti i tempi e, essendo vissuta tra il 450 ed il 585 dC, realizzò alcuni dei trattati che ancora oggi vengono sfruttati nelle accademie di magia o negli studi di astronomia di mezza Aventuria. Una delle sue opere maggiori sono le Tavole astrologiche di Niobara, anche note semplicemente come il Tomo, che permettono di prevedere con grande precisione il movimento di astri e costellazioni.

Grazie al lavoro di Denny Vrandecic, è disponibile su Orkenspalter il piccolo programma per Windows “Niobaras Foliant”, che permette di visualizzare rapidamente il cielo stellato di Aventuria, impostando una semplice data di riferimento sul calendario aventuriano.

Il cielo stellato di Aventuria nel 4° giorno del Senza Nome del 1044 dC.
Il cielo stellato di Aventuria nel 4° giorno del Senza Nome del 1044 dC.

Nell’immagine appena sopra viene mostrato il cielo notturno del 30 giugno 2022, che è equivalente al 4° giorno del Senza Nome dell’anno 1044 dC sul calendario aventuriano. L’anno aventuriano è infatti composto da 12 mesi di 30 giorni, seguiti da 5 giorni dedicati al tredicesimo dio (per un totale di 365 giorni). L’anno ha inizio col mese di Praios, che è equivalente al nostro luglio, e termina col mese di Rahja, ossia giugno.

Al centro in basso della volta celeste si nota la Stella del Nord, che rappresenta il fulcro di rotazione di tutti gli altri elementi celesti ed è l’unico corpo a rimanere sempre perfettamente immobile. Altrettanto visibili sono le costellazioni degli Dèi nel cosiddetto Cerchio dei Dodici, che si trovano disposte appunto lungo un cerchio attorno alla Stella del Nord e compiono una rotazione completa ogni anno. Ad ogni mese aventuriano corrisponde una diversa costellazione nel punto più in alto del cielo, tant’è che anche i mesi sono denominati in base alla divinità che si trova di volta in volta più in alto.

Durante i giorni del Senza Nome, però, il Cerchio mostra nel suo punto più in alto un tremendo spazio vuoto, il cosiddetto Vuoto Siderale. Questo spazio, ben visibile anche nell’immagine tra la Giumenta di Rahja ed il Grifone di Praios, è la manifestazione della Breccia del Firmamento nella quale è incatenato il Senza Nome. In questi spaventosi 5 giorni di fine anno la minaccia del tredicesimo dio e la possibilità che i demoni si riversino sul mondo si fanno più sentite: la maggior parte degli aventuriani, di ogni religione, evitano di lasciare la casa e di dedicarsi al lavoro o ad altre attività. In alcune culture, i bambini nati in questi giorni vengono abbandonati.

Oltre alle costellazioni dei Dodici, compaiono sulla volta celeste anche i cosiddetti astri erranti, il corrispettivo dei pianeti. Ognuno di essi è attribuito ad un semidio e i loro movimenti difficilmente prevedibili (da cui il nome) li rendono di grande interesse per gli studiosi di astronomia. Anch’essi sono corpi celesti che risiedono nella Sesta sfera e, si dice, vegliano sugli avvenimenti derestri.

Alcuni degli astri erranti più importanti e più visibili sono lo Horas, il semidio emissario dei Dodici e venerato prevalentemente nell’Impero Horasiano, ed Ucuri, il messaggero di Praios simbolo di verità e trionfo. È presente anche l’astro di Kor, dal tono rossastro, simbolo del semidio del massacro e della guerra, così come la più mansueta e pallida Marbo, figlia di Boron e signora della dolce morte. Un astro quasi completamente nero che è stato scoperto soltanto di recente è Xeledon, che ondeggia attraverso il cielo lungo una traiettoria praticamente imprevedibile e rappresenta la futilità di tutte le imprese derestri. Sebbene sia quasi invisibile in condizioni normali, è stato avvistato in numerose occasioni durante il 1039 dC, proprio in occasione dell’inizio della Pioggia celeste, alimentando grosse preoccupazioni da parte di astronomi e iniziati.

Pioggia celeste

Proprio gli eventi della Pioggia celeste, toccati in avventure come “Rivelazione celeste” e “La rovina di Arivor” (di prossima pubblicazione), hanno stravolto radicalmente l’aspetto della volta celeste. Queste modifiche sostanziali non sono, purtroppo, presenti nel programma “Niobaras Foliant”, che mostra sempre il cielo stellato ‘classico’, ossia precedente all’anno 1039 dC.

Oltre alla comparsa dell’astro errante Xeledon, le alterazioni più importanti (e più preoccupanti, agli occhi degli studiosi aventuriani) hanno riguardato le costellazioni dei Dodici. La costellazione della Spada, simbolo della dea del tuono e della battaglia Rondra, ha perso la sua punta. La stella che si trovava al vertice più alto della Spada, nota come Sarastro, è del tutto scomparsa. Anche la costellazione attribuita a Hesinde, il Serpente, ha subìto un notevole cambiamento: se prima le stelle erano distribuite a zig-zag, rappresentando quindi un serpente strisciante, ora si sono ridisposte in un cerchio, in quello che può essere interpretato come un serpente che si morde la coda.

Non è facile prevedere quali siano gli effetti di questi stravolgimenti sulle vite degli abitanti di Dere, ma la Pioggia celeste comparirà—in una forma o l’altra—in molte delle avventure di prossima pubblicazione…


Questo post fa parte del Vecchio Carnevale Blogghereccio di maggio/giugno a tema astrologia.