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Cibo e cucina aventuriana

Cibo e cucina aventuriana

Ingredienti, ricette e prodotti tipici di Aventuria.

Un continente fantastico con una vocazione così spiccata da ‘mondo parallelo’ come Aventuria vive dei tanti piccoli dettagli che ne descrivono la vita quotidiana e la cultura. Anche quella gastronomica.

Approfittiamo della chiamata alle armi del Vecchio Carnevale Blogghereccio di luglio per approfondire il mondo della cucina del continente aventuriano e presentare una panoramica dei suoi piatti ed ingredienti tipici.


Nella prima edizione de Uno Sguardo nel Buio la cucina aveva un ruolo del tutto accessorio all’esplorazione del dungeon: della Locanda ‘Al cinghiale’ sappiamo che “il cibo è alla buona, ma molto saporito”, mentre ne “La foresta senza ritorno” il castello ospita un orticello abbandonato, dove l’unica cosa di interesse sono le piante velenose coltivate dal mago Murgol. L’unica altra informazione utile che si poteva trarre dal vecchio orto, era la varietà di piante lasciate incolte: piselli, fagioli, patate e pomodori. Dunque, una selezione di ortaggi diverso dall’immaginario medievale a cui il resto di Aventuria (e di quell’avventura in particolare) sembrava ispirato.

Con il passar del tempo, ossia con la pubblicazione della scatola dedicata al mondo di Uno Sguardo nel Buio (sarebbe a dire “Das Land des Schwarzen Auges”) e con gli altri successivi supplementi della terza edizione, l’immaginario gastronomico è andato formandosi sempre in maggior dettaglio, fino a comprendere un buon numero di piatti tipici e di ingredienti prettamente aventuriani.

Prima di addentrarci in un’esplorazione del continente, da nord a sud, è opportuno dare un ultimo sguardo al menù da taverna previsto nel Regolamento della prima edizione italiana:

Il menù della taverna previsto dalla prima edizione de Uno Sguardo nel Buio.
Il menù della taverna previsto dalla prima edizione de Uno Sguardo nel Buio.

Interessante notare come l’acquavite o Branntwein era diventata una più oriunda grappa mentre, alla stessa maniera, il classico stufato (o Eintopf) era stato reso come un’esotica ‘pasta al sugo’, più vicina alle abitudini del pubblico giocante.

La cucina, da nord a sud

Come dimostra la coltivazione di patate nel vecchio castello di Andergast, il delizioso tubero viene apprezzato in tutta Aventuria, ma soprattutto nelle Bornilande. Seppure non si tratti di una pianta originale del nord-est, bensì di una recente importazione dalle isole del sud, sono proprio i poveri contadini bornesi a coltivarla con maggior successo. Mentre le classi più umili possono al più concedersi del pesce, sulle tavole dei nobili bronnjar si trova spesso selvaggina di ogni tipo.

Tutti i popoli degli elfi, ma soprattutto quelli silvani, sono noti per la loro abilità nella caccia. La loro dieta si basa sulla zuffarossa (il più comune dei conigli aventuriani), l’urogallo e il cervo reale, che arrichiscono con bacche, radici ed erbe. Ai tempi di Rohal il Saggio (attorno al 6° secolo dC), la cucina elfica andava molto di moda e a Gareth si trovavano diverse locande in cui i pasti venivano serviti da improbabili giovanotti e fanciulle dai capelli lunghi. Qui gli avventori potevano assaggiare un ‘autentico arrosto di cervo reale’, che fino a poche ore prima aveva grugnito in qualche stalla cittadina.

Nelle regioni occidentali, lungo la costa, la cucina ruota attorno al pesce. Questo vale sia per i thorwaliani, che preferiscono annegare i loro prodotti gastronomici piuttosto insipidi con abbondanti quantità di alcol, sia per i nostriaci poco più a sud. Nostria in particolare ha eletto un pesce come proprio simbolo: la sagliola, un’abitante del Mar dei Setteventi dalla postura sdraiata (come la sogliola, appunto). Di questo pesce si racconta che a Nostria esistano ben 247 diverse ricette, il che giustifica la sua presenza sullo stemma reale. Infine, nella provincia medioimperiale di Albernia si consumano anche moltissimi pesci d’acqua dolce, vista la gran presenza di laghi sul territorio ed il passaggio del Grande Fiume. Il piatto tipico albernese prevede che il pesce venga tritato, impastellato con farina e uova, per essere poi fritto con lo strutto in padella.

I nani hanno abitudine culinarie molto diverse. Il popolo dell’Incudine e dei nani del ferro è noto per le pietanze soffritte o stufate e per l’uso indiscriminato di spezie. La base della loro alimentazione è data dai funghi, che vengono raccolti in vaste piantagioni sotterranee. Ben diversa la situazione dei nani di collina, la cui abilità culinaria è nota ben oltre i confini del Kosh, dove risiedono e coltivano i loro abbondanti orti. Sono soliti consumare fino a quattro pasti principali al giorno, separati da diversi piccoli spuntini e merende.

La cucina dell’Impero di Mezzo varia di provincia in provincia, passando dalla dieta semplice e insapore delle terre baluardo a nord, tra Vasturia e Grifonforte, al mondo dei formaggi di montagna del Kosh, fino alle terre del vino più a sud in Almada. Scendendo ancora verso sud, verso l’Impero Horasiano, la dieta diventa più ricca e variegata, sia per le classi umili che per i più abbienti. Se la patata, nelle sue varie forme, è l’ingrediente più comunemente utilizzato dai bornesi e gli abitanti delle terre centrali godono di una vasta gamma di sfarrati e stufati, gli horasiani vivono di pasticci, zuppe e pastasciutta, conditi con i prodotti delle prolifiche piantagioni che contraddistinguono le cosiddette Terre Amabili.

Infine, nelle terre dei tulamidi, si fa un grande uso di spezie, che vengono importate da ogni dove tramite i grandi porti sul Mar delle Perle. La specialità più comune è il pilaw, che unisce riso e una serie di ingredienti dai sapori forti, tra cui anche datteri e uva secca, in una combinazione che fa storcere il naso agli abitanti delle terre più a nord. Stesso discorso vale per le città stato di Meridiana e per Al’Anfa, dove la differenza tra quello che si trova sul desco degli schiavi di piantagione e su quello delle famiglie dei grandi, che vivono in cima al Montariento, non potrebbe essere più abissale.

Specialità locali

Oltre alle onnipresenti pietanze a base di patate, le Bornilande sono note anche per un paio di specialità gastronomiche. I panja, dei tortini di farina di grano saraceno cotti nel brodo di sanguinaccio e cosparsi di melassa, e i dozzoli rutilinghesi, delle piccole e deliziose frittelle informi, solitamente accompagnate da confetture, miele o burro. Due bevande, il kwassetz ed il meskinnes sono originarie sempre delle terre a nord-est. La prima è una bevanda fermentata lievemente alcolica, a base di segale e ciliegie, mentre la seconda è un popolare distillato di avena e miele, esportato in tutta Aventuria.

Il panettiere in USnB è un ruolo importante, che si merita una sua professione giocabile (che compare nel Compendio).
Il panettiere in USnB è un ruolo importante, che si merita una sua professione giocabile (che compare nel Compendio).

Tra le bevande non si può non citare il famoso bosparagne, un vino spumante, sia rosso che bianco, prodotto nelle regioni horasiane, dove si apprezza anche il limoncello (che non si distingue dalla versione terrestre). Altrettanto nota è la “Ferdoker”, o Chiara di Ferdok per esteso: una birra a bassa fermentazione prodotta dai nani delle colline. Questa birra è così diffusa da mettere in ombra spesso le produzioni locali: ad Angbar vige il divieto di servirla, per proteggere le birre della città, mentre nel Messaggero #173 si citano i conflitti tra un nuovo birrificio di Prem e la famosa produzione nanica. Sempre nel reame delle birre (molto vasto, del resto Das Schwarze Auge è una produzione tedesca) vale la pena citare anche lo gnat, un intruglio nostriaco in cui si mischiano verdure (solitamente spinaci) al mosto d’orzo, realizzando così una birra dai toni verdastri che è capace di mettere in fuga qualsiasi nano nei paraggi.

Tornando al cibo solido, troviamo il sembelquast, un formaggio erborinato tipico di Warunk e dintorni, dall’odore molto forte e dal sapore piccante (non dissimile dal gorgonzola terrestre). A causa dell’occupazione da parte dei borbaradiani, il commercio di questa leccornia ha subìto un discreto rallentamento negli ultimi anni, favorendo altre tipologie di formaggio, come quelli stagionati dei Monti del Kosh. Ne “Rivelazione celeste” si cita, ad esempio, il formaggio Valbaumel. A Varnevio, in Thorwal, si produce invece lo stoccalegno, pesce conservato per essicazione naturale che assume una rigidità impressionante e che può resistere per mesi di navigazione nelle stive delle otta thorwaliane.

Sempre tra i prodotti thorwaliani, è conosciuto in tutto il continente il Fuoco di Prem, un distillato di rapa ad altissima gradazione, dal colore distintamente rossastro. Nei Monti del Kosh si imbottiglia l’Acquakosh, un’acquavite particolarmente forte a base di frutta, mentre alla foce del fiume Szinto si produce l’abszintio, un liquore verdastro prodotto con una varietà di erbe. Oltre a questi esiste un’infinità di altri distillati e liquori locali, spesso dotati di nomi fantasiosi, come lo Stendiorso balihota, lo Scratello bjaldornese (che evoca un carico alcolico degno di un boscrato), il Morso di leone saldadimorense ed il Maglio di Ingerimm (un distillato di patate dei nani delle gemme).

Infine, Aventuria è piena di erbe, spezie e piante medicinali, che sono raccolte nei ben due erbari pubblicati per la 5a edizione (Aventurisches Herbarium III). Tra le spezie e le erbe, si possono citare rapidamente alcune varianti aventuriane di comuni erbe aromatiche terrestri, come il basilisco ed il methimo. La paprika è nota come pepe araniano, mentre molti cuochi del sud amano condire le proprie pietanze con il landorello, una rarissima spezia che proviene dalle Lande Dorate. Visto il costo proibitivo della spezia originale, si è diffuso largamente il cosiddetto landorello finto, un’alternativa basata sulla combinazione di molte altre spezie aventuriane, di cui esistono infinite varianti (in sostanza, il curry).

Altri riferimenti in tedesco

Culinaria aventurica

Pubblicato nel 2014, si tratta del primo manuale ufficiale pubblicato da Ulisses Spiele che tratta in dettaglio la cucina aventuriana.

Non si tratta di un ricettario ‘autentico’, nel senso che molte delle ricette sono evidentemente ricette pienamente terrestri (con ingredienti molto moderni), ma ribattezzati in maniera da poter essere collocati sul continente aventuriano.

Alcune ricette di questo libro sono comparse anche nel Messaggero di Aventuria, ad esempio i Dischi d’Albernia (frittelle dolci tipo ‘pancake’) ed il Gulasch di cervo.

Il libro di cucina di Orkenspalter

Impressionante raccolta di ricette ad opera della comunità di Das Schwarze Auge, pubblicata su Orkenspalter. Le 132 pagine del libro raccolgono un gran numero di suggerimenti, che in questo caso spaziano moltissimo: dalle reinterpretazioni di classiche ricette terrestri (dal pilaw con curry e pollo, un classico khunchomiano, ai pierogi di patate bornesi), a piatti tutto sommato plausibili (come lo stufato andergastiano), a ricette decisamente meno serie (come il Toast Hawaii, che diventa una specialità delle Carypsidi presentata dal nano Botox figlio di Relax, o il kebab).

Per chi non dovesse averne abbastanza, esiste anche il secondo volume con altre 152 pagine.


Questo post fa parte del Vecchio Carnevale Blogghereccio di luglio a tema cibo.